Siamo davvero il punto d’arrivo della lunga storia dell’evoluzione? O soltanto l’ultimo ramo superstite di un albero fitto, pieno di svolte, incroci e estinzioni improvvise? Il libro Dove comincia l’uomo, edito da Solferino, apre una prospettiva nuova e sorprendente sulle origini della specie umana. A firmarlo sono due tra le voci più autorevoli della scienza italiana: Telmo Pievani, evoluzionista e professore di Filosofia delle Scienze Biologiche all’Università di Padova, e Giuseppe Remuzzi, medico e direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri.

Frutto delle più recenti scoperte in campo genetico, paleoantropologico e geologico, il saggio si muove tra rigore scientifico e narrazione limpida, con l’ambizione di spiegare a un pubblico ampio dove, come e perché è cominciata la nostra storia. E, soprattutto, perché siamo rimasti soli.

Un passato affollato di umani
Oggi sulla Terra c’è un’unica specie umana: Homo sapiens. Ma non è sempre stato così. Quarantamila anni fa, il nostro pianeta era abitato da almeno cinque specie differenti di esseri umani, tra cui Neanderthal e Denisoviani. Non solo convivevamo, ma ci incrociavamo: le analisi genetiche lo confermano con chiarezza.

“La nostra specie è solo l’ultimo ramoscello di un albero intricato di forme che si sono succedute e hanno convissuto negli ultimi sei milioni di anni”, scrivono gli autori. “Ma perché tutte queste specie umane in circolazione? Ciascuna era la discendente di una delle tante migrazioni di forme del genere Homo fuori dall’Africa”.

Un passato segnato da esodi ripetuti, adattamenti estremi e ibridazioni inattese. E anche da crisi profonde: “Tra 900 e 800 mila anni fa abbiamo rischiato di estinguerci quando un drammatico cambiamento climatico ridusse le popolazioni umane di più del 98%”.

Il mistero della solitudine
Il punto chiave che il volume affronta, con lucida curiosità, è uno: perché proprio noi? Cosa ha determinato la sopravvivenza della nostra specie e la scomparsa di tutte le altre? Non si tratta di una questione di superiorità, ma di contingenze, incroci, capacità adattative. “Capire l’unicità di Homo (non la sua superiorità) ci aiuta a leggere meglio anche le tendenze evolutive in atto, le sfide della salute e dell’ambiente, gli scenari futuri”.

In questo senso, Dove comincia l’uomo è anche un libro sul presente. Un invito a guardare con occhi diversi il nostro ruolo sulla Terra, senza miti consolatori ma con strumenti nuovi per comprendere chi siamo e da dove veniamo.

Telmo Pievani e Giuseppe Remuzzi

Scienza accessibile, domande aperte
Pievani e Remuzzi combinano le loro competenze per costruire un racconto tanto denso quanto accessibile anche a chi non ha familiarità con i meccanismi delle trasformazioni geologiche e dei processi genetici. Nessun tecnicismo, nessuna semplificazione eccessiva. Solo il piacere di raccontare la scienza come dovrebbe essere raccontata: chiara, precisa, profonda.
Attraverso un’analisi dettagliata ma mai respingente, il libro accompagna il lettore tra migrazioni preistoriche, branchi dispersi, mutazioni genetiche e svolte inattese, restituendo l’immagine di un’evoluzione umana tutt’altro che lineare, e tuttora piena di interrogativi.

Un racconto che ci riguarda tutti
In un momento storico in cui l’umanità si interroga sul proprio impatto sul pianeta, Dove comincia l’uomo ricorda che la nostra presenza è il frutto di infinite contingenze. Conoscere le nostre radici evolutive diventa, allora, non solo un esercizio culturale, ma un atto necessario per comprendere il futuro.

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